I plin fanno senz’altro parte della tradizione culinaria piemontese e fanno sognare numerosi cittadini e turisti. Si tratta di una pasta ripiena di assoluto rilievo, capace di conquistare numerosi chef stellati che la propongono presso i loro ristoranti rinomati.
Ecco cosa c’è da sapere sui cosiddetti agnolotti del plin, un’autentica prelibatezza di una storia senza tempo.
Cosa tratteremo
Origini e storia dei plin piemontesi
Come detto in precedenza i plin sono davvero un piatto irrinunciabile per chiunque venga in Piemonte. Sono originari della zona astigiana di Monferrato, ma possono essere trovati in tutta la regione.
Vengono considerati come una variante del celebre raviolo. Nel corso dei secoli, la loro forma ha vissuto numerose modifiche.
Le radici dei plin piemontesi risalgono ai primi anni del Novecento. Questa pasta ripiena è stata inserita nell’elenco dei prodotti agroalimentari della tradizione culinaria italiana. La loro storia è abbastanza incerta, ma si pensa che siano nati con l’obiettivo di recuperare tutti gli avanzi dell’arrosto.
Il termine agnolotti potrebbe scaturire dal dialetto piemontese. Infatti, con il termine anulot, viene indicato un anello che serviva per prepararli in casa. La parola plin ha il significato letterale di pizzicotto e sintetizza il sistema con il quale il ripieno viene inserito all’interno della pasta.
In origine, la pasta al plin aveva una forma rotonda. Con il passare del tempo, ha modificato il loro aspetto, diventando rettangolari.
Oggi la sua conformazione è universale, con l’applicazione di un piccolo pizzicotto grazie al quale i ravioli vengono chiusi al meglio.
Come cucinare gli agnolotti del plin
Gli agnolotti del plin possono essere cucinati con varie tipologie di sughi. Ad ogni modo, sono solo cinque i sistemi per realizzarli rispettando la tradizione fino in fondo.
In primo luogo, chi vuole può crearli insieme al sugo di carne di arrosto. La seconda tecnica prevede l’utilizzo del burro, della salvia e del formaggio di grana.
Il terzo sugo si avvale della carne al ragù tipica del Piemonte. Il quarto metodo vede il plin cucinato insieme al brodo di carne. Infine, il quinto e ultimo sugo contiene il vino, ma solo presso alcune località dell’Alto Monferrato.
In passato, i plin piemontesi venivano serviti in appositi fazzoletti. Bisognava scolarli perfettamente, per poi riporli in un tovagliolo ripiegato, affinché non perdano la loro morbidezza gradevole al tatto.
Preparazione e condimento degli agnolotti del plin
La preparazione degli agnolotti del plin è molto lunga e laboriosa. Il ripieno non viene posizionato all’interno della pasta crudo, ma già cotto, essendo costituito dall’arrosto.
Quest’ultimo va prima preparato e poi lasciato raffreddare, per poi tirarlo. La ricetta prevede anche l’inserimento di verdure di stagione, con gli spinaci che piacciono alla maggior parte dei consumatori.
La pasta degli agnolotti è molto fine e sottile, per poi aggiungere la relativa farcitura. La procedura non presenta particolari differenze rispetto ai classici ravioli, con la chance di dar forma a un plin piemontese dalla qualità sicura e certificata.